VIAGGI

Il mio primo viaggio in solitaria con la moto avvenne nel settembre 1971 con la mia bellissima Ducati 450 Scrambler gialla. Il progetto era di andare a Roma con un amico, ospiti di una sua zia, per poi raggiungere Vallelunga e vedere una corsa di auto, ma come spesso succede, all’ultimo momento l’amico non venne, così mi ritrovai solo nel centro della capitale in casa di sua zia. Sta di fatto che la malattia di viaggiare la presi subito molto volentieri e nei primi mesi del 1972 decisi di allargare il raggio d’azione: a fine marzo partii per Parigi

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Una calda notte d’estate del luglio 1969, quando giravo con la mia poderosa Vespa 160 GS (lì dovevo finire) feci un’esperienza che mi lasciò il segno, ero a Pegui, un paesino in Lunigiana, nella casa di campagna con i miei genitori, avevo un forte mal di denti e la Vespa con il cavetto della frizione spezzato. La sera, dopo essere andato a dormire ed essermi rigirato ripetutamente nel letto senza riuscire ad addormentarmi, pensai che avrei potuto sfruttare la notte insonne per risolvere contemporaneamente i due problemi, dimenticarmi del dolore al dente e sostituire il cavetto spezzato. Avrei potuto spingere la Vespa sino a La Spezia (16/17 km), la strada era abbastanza pianeggiante a parte la salita del Buonviaggio, sfruttando le discese e spingendo nelle salite, con calma avrei potuto farcela, la mattina sarei stato davanti al meccanico per farmi sostituire il cavetto.

Verso le 01:30 a bassa voce avvisai i miei genitori e partii, iniziai a spingere la Vespa sulla strada sterrata in salita, sinché salito sulla sella lasciai andare a motore spento lungo la discesa verso la Torretta. Il silenzio ed il fresco della notte mi avvolgevano, il rumore delle ruote sull’asfalto quello delle foglie mosse dal vortice che creava il veloce spostamento accompagnavano il mio viaggio. Arrivato alla Torretta proseguii ancora per qualche e breve tratto in discesa, poi iniziai a spingere, spingevo la Vespa e poi mi fermavo a riposare, la mettevo sul cavalletto e rimanevo ad ascoltare il silenzio della notte, mi sentivo bene, non c’era nessuno, deserto assoluto, una meraviglia.

Giunto Bottagna iniziò la parte più faticosa, ma consapevolezza che stavo riuscendo nell’impresa mi aiutava spingere lo scooter con ancora più vigore, arrivato sul colle di Buonviaggio, spuntava l’alba, ammirai in lontananza las città che dormiva, salii sulla Vespa e mi lasciai andare al piacere della discesa, con l’abbrivio arrivai a poche centinaia di metri dall’officina di Attilio, sotto la chiesa di Migliarina, meccanico dove mio padre andava per tutte riparazioni sin e quando ero bambino. Avevo fame, parcheggiai davanti all’officina ed andai nel panificio proprio di fronte e acquistai un pezzo di focaccia, mi sedetti uno scalino a mangiarla e quando Attilio arrivò, cambiò il cavetto e così andai dal dentista per farmi curare il dente maledetto!

Ripercorrere quella strada con la mia Vespa sotto la Luna piena aveva fatto scoprire una nuova dimensione: era come se riuscissi a vedere più chiaramente dentro di me, mi sentivo padrone di me stesso, consapevole di poter fare delle scelte, di fare altri viaggi più lunghi!

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Fu questo il mio primo vero viaggio in solitaria?